Rita De Nigris
Bildende Künstlerin
SPECCHIO DELL’ANIMA
“Voglio una vita spericolata…” recita una canzone del famoso cantante italiano Vasco Rossi e sembra quasi una dichiarazione programmatica per Rita De Nigris, ovviamente riferita al suo lavoro di artista ceramista. Le sue esperienze con la terra sono tante e diverse, singolari e internazionali, collettive e didattiche: tutto vissuto con intensità e passione.
Specchio dell’anima, ogni lavoro della De Nigris racconta le “riflessioni” che di volta in volta sono nate, traducendo in argilla colori, profumi e le temperature che la circondavano.
Sicuramente il perfetto mix di geni italiani e svizzeri ha giocato un ruolo fondamentale per cui lei appartiene al tempo stesso all’iconografia grottesca mediterranea quanto al rigore e equilibrio del nord Europa.
E’ stata, nei primi anni ‘90, fra i pochi ceramisti italiani selezionati per far parte del progetto “Il Giardino dell’Arte”, singolare e raro esempio di galleria italiana specializzata in arte ceramica contemporanea quando il suo segno, perfettamente mediterraneo, raccontava di sirene e marinai e angeli pasciuti che inscenavano spettacolari teatrini di vita vissuta, sul solco di una tradizione italiana che va dalla “grottesca” ai cantastorie di strada, in continua mediazione fra alto e basso, pop e aulico, sacro e profano.
Rita è una temeraria che ha sempre sfidato la materia con cui lavora, sia in senso fisico che tecnico; una sfida che l’ha portata anche all’insegnamento delle tecniche decorative ceramiche, prima in Germania e poi in Svizzera.
E’ la necessità di condividere e trasmettere le proprie conoscenze agli altri, sull’esempio della bottega rinascimentale italiana quando il Maestro insegnava ai suoi allievi tutto ciò che sapeva, perché Rita è generosa, nell’urgenza costante di condividere conoscenze, tecniche, stili, storie scritte con la terra.
Durante la sua carriera didattica, prima tedesca e poi svizzera, ha esplorato nuovi ambiti stilistici e formali e le linee sono diventate più “pulite”, minimali.
La ricerca grafica, così fortemente legata alla “Grottesca”, è confluita in un’iconografia tutta contemporanea e il pennello è stato sostituito quasi completamente dalla serigrafia, dalla decalcomania, dalla stampa a secco di pattern, …
Rita si sposta su un piano (terreno) ancor più concettuale, dove il progetto assume grande importanza al punto di diventare esso stesso “decorazione”.
Non a caso tutto nasce dalla carta e sulla carta: disegnata, scritta e soprattutto per i suoi ultimi lavori, trasformata, impastata, tagliata, mixata con la terra; un’operazione ad alto contenuto teorico, quasi a voler racchiudere per sempre un narrazione lunga 40 anni…No, in realtà una storia vecchia di secoli, quell’esigenza dei poeti-cantastorie italiani di cui Rita è figlia, pur avendone tradito ma anche tradotto le istanze.
La sua appartenenza alla Tradizione decorativa mediterranea non sfugge anche in questo caso anzi, in un certo senso, viene sublimata: l’utilizzo di grafiche industriali, trovate, la riduzione di scala e la moltiplicazione del segno hanno come obiettivo finale la decorazione, poi applicata a forme che, in apparenza, sembrano fatte al tornio, ma nella realtà nascono da lastre piane di argilla deformate a mano, richiamando la memoria della classicità del vaso, non a caso simbolo assoluto della ceramica e del femminile. Perché la ceramica è femmina, così come la Decorazione, l’Innovazione, la Tradizione, per lo meno in lingua italiana.
Perfetta testimone del suo tempo De Nigris oggi realizza apparenti “chinoiseries”, tradendo il classico col contemporaneo con l’uso di simboli e segni che vengono dalla street art, dal tag e dal writing.
La mediazione fra queste due tensioni è il vaso, il contenitore, che è anche contenuto.
Rita sta scrivendo in “bella scrittura” nuovi messaggi del suo contemporaneo, del suo quotidiano e del suo vissuto; frasi lunghe o brevi ma sempre col punto a capo.
Ogni inizio che non ha una fine perché il fine ultimo della ricerca è la ricerca stessa, almeno per gli artisti curiosi e inquieti come lei: ora come allora esploratrice di nuovi temi, di una nuova “parola” per un equilibrio formale instabile.
Ogni pezzo finito contiene sempre il seme per quello successivo, non più grande o più bello ma nuovo, spesso spingendo le tecniche e la materia al limite, all’estremo punto di tensione: una strana forma di amore per la ceramica che accompagna da sempre la sua vita d’artista.
La misura del lavoro per Rita de Nigris è la sua curiosità, l’ansia della conoscenza, sperimentando là dove ancora non aveva viaggiato con la fantasia e la creatività.